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al testo di Lorena Turri
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Aspetto qui, vicino al chiosco, col mio cane e con in bocca il sapore amaro di un caffè espresso buttato giù in fretta, davanti ad un panorama sbiadito che allora apostrofava di rosa il giorno ed ora è così duro da mordere con le nostre ormai caduche dentiere.
Aspetto qui, guardando gente che passa senza più gioia da proferire né grazia da chiedere a un santo dal paradiso profanato, passando in rivista una vita periodica che un prezzo troppo alto dissuade dall’abbonarsi. Aspetto qui, osservando una donna moderna dalle mani di fata percorrere la sua carriera tra ostentati sorrisi e canzoni remix. Con una risma di cioè chiedo a un messaggero con le ali tarpate il tempo necessario per 24 ore di sole. Sole che mestamente scompare dietro il foglio del mattino. Si è fatta sera, oramai, e sono ancora qui, col mio cane, aspettando un corriere che, stanco di correre, si è assopito in un vecchio grand hotel tra nostalgiche lenzuola fotoromanzate. Al crocevia delle parole un elzeviro tenta di risolvere l’ultima sciarada chiedendosi quale epidemia abbia colpito gli strilloni mutilati della voce, intanto che l’edicolante, mentre chiude i battenti, racconta che è costretto a campare coi gratta e vinci. - Gratta, gratta… – pensa il mio cane. E’ un cane fedele e mi fa tanta compagnia, è un carlino... e il resto mancia! Errata corrige:... Il resto manca! |
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